[Giorno 4 #MaketoCare] Exploratorium e Ability Tools a Sacramento

Stamattina visitiamo l’Exploratorium Museum di San Francisco. Lo attraversiamo facendoci strada tra una folla di chiassosi bambini che fanno del loro meglio per mettere alla prova la filosofia hands-on che sottende tutte le meravigliose installazioni interattive del museo: se è vero che la parola hacker deriva dall’inglese to hack (spaccare con l’accetta), questi bambini sono sulla buona strada per diventarlo. In questo museo, mettere le mani nella tecnologia non è solo una metafora. Il museo ha un’intera sezione dedicata al tinkering: un’ampia antologia di bricolage low-tech e hi-tech, circuiti elettronici e materiali di riciclo mescolati e assemblati insieme per comporre un ecosistema di creature tecnologicamente modificate.

Luca sgrana gli occhi come Richard Dreyfuss davanti all’astronave madre di Incontri ravvicinati del terzo tipo. “Così poco tempo, così tante cose” sussurra.
Ma la vera parola d’ordine è awareness, consapevolezza. Come a dire, un bambino non è un nativo digitale perché nasce con un tablet in mano.
Un bambino può diventare un saggio digitale se smonta il tablet e impara come funziona e come può modificarlo. O ancora, se comprende quali sono i meccanismi della condivisione digitale e la posta in gioco legata ai social networks (interessantissima in questo senso la sessione del museo dedicata allo sharing e alle dinamiche psicologiche e tecnologiche del conformismo e della partecipazione sociale.)

Nel pomeriggio ci dirigiamo verso la caldissima Sacramento, dove ha sede Ability Tools, il centro di coordinamento della rete nazionale dei centri per le tecnologie assistive della California. Emily Flynn e il suo staff ci raccontano alcune delle loro iniziative principali per colmare il gap tra l’offerta tecnologica di ausili e il loro uso da parte delle persone con disabilità. “Noi non facciamo direttamente la valutazione degli ausili” ci racconta Emily “ma cerchiamo di facilitare la diffusione delle tecnologie”.

Ability Tools, ad esempio, coordina un servizio di prestito di ausili e tecnologie assistive in tutta la California, in modo che una persona con disabilità possa provarli prima di acquistarli. “Siamo anche molto orgogliosi di un programma per il riuso e il riciclo di ausili informatici e carrozzine usate. Troppa tecnologia rimane dentro l’armadio, perché non serve più o non risponde davvero alle esigenze della persona con disabilità.”
Spieghiamo allo staff di Ability Tools che Click4all è nato con l’obiettivo di creare un ponte tra il mondo dei maker e l’offerta tecnologica per la disabilità.
“Può suonare strano, ma da noi non esiste quasi nulla di questo tipo” ci spiega no “Non c’è molta contaminazione tra inventori e mercato degli ausili.”

Alla fine dell’incontro, facciamo un giro nella sede di Ability Tools. Anche qui, la parola chiave sembra essere quella della consapevolezza, e sui i muri campeggiano tanti slogan esclamativi “Disability is a strenght!” “YO! Disabled and Proud!” fino un grande murales con l’immancabile scritta “Nothing about us, without us!” Prima di salutarci, Emiliy ci fa un proposta: “Ogni tre mesi organizziamo webinar rivolti a esperti di ausili informatici della California, per tenerli aggiornati sulle recenti novità. Sareste interessati a presentare Click4all?”
La nostra risposta, ovviamente è esclamativa: “Yes, we are!”

[Nicola Gencarelli e Luca Enei di Click4all]

Palo Alto ha la forza di un magnete: ancora una richiesta di incontro, questa volta da un’azienda che sviluppa un sistema indossabile veramente utile a noi di dbGLOVE.
Andiamo a incontrarli ed entriamo nei loro laboratori per sperimentarne la tecnologia.
Ne usciamo con la testa piena di idee e con un solo pensiero: “Questo è il futuro!”

Torniamo a San Francisco, dove abbiamo deciso di dedicare un po’ di tempo all’esplorazione del museo della scienza: quale occasione migliore per trovare ispirazione perdendosi tra centinaia di installazioni a tema ed esperimenti divertenti con cui giocare e apprendere.
Attraversiamo le sale dell’Exploratorium in compagnia di un’amica australiana che non vediamo da 6 anni.
Mentre ci fa da cicerone, ci ricordiamo che non si vive di solo business e che le persone sono importanti tanto quanto il tempo in cui liberare la mente.
Così ci prendiamo un momento di riflessione in attesa di quello che è stato definito il “gran finale”: la Maker Faire, che attendiamo con profonda trepidazione.

[Nicholas Caporusso e Massimo Aliberti di dbGLOVE]