Come nelle scuole di arti marziali la prima cosa che viene insegnata è la caduta: il post-Silicon Valley di Luca

[Tornato dalla Silicon Valley, Luca, founder di BikeeBike, ci racconta la sua esperienza.]

Sono appena rientrato in Italia e sto aspettando che si depositino la moltitudine di lezioni, esperienze e consigli accumulati durante questi 10 giorni.

Giorni intensissimi che partivano dalla sveglia alle 6 fino alla mezzanotte per rifinire il pitch, cercando di inserire tutte le dritte apprese durante la giornata.

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In quei pochi giorni, abbiamo avuto modo di poter guardare il modello della Silicon Valley dall’interno, parlando direttamente con i ventures capitalist e i maggiori consulenti della Silicon Valley, ascoltando da loro cosa cercano, come operano.

Abbiamo avuto un punto di vista privilegiato e la possibilità di imparare cose a cui non si ha normalmente accesso.

ASTER ha fatto un lavoro magistrale, non ci sono molte realtà in Italia che investono così tanto e riescono ad accedere a così tante competenze. È difficile riassumere quello che ho imparato, è un’esperienza che va fatta direttamente, perché tutti gli elementi imparati vanno contestualizzati.

Emiliaromagna in silicon valley

Mi limiterò perciò a far riferimento alle due cose che mi hanno stupito di più.

UNO: chiunque ci ha parlato non ha mai dimenticato di ribadire l’importanza di fare errori e di come nella Silicon Valley sbagliare sia accettabile. Un errore non preclude la possiblità di riprovarci.

Quando me ne parlavano, mi tornavano in mente le scuole di arti marziali, dove la prima cosa che viene insegnata è la caduta.

Perché nel combattere di sicuro si cadrà, l’importante è sapere come farlo senza farsi male e come rimettersi in piedi il più velocemente possibile e continuare a lottare.

Questa accettazione dell’errore come parte del percorso è qualcosa che manca in Italia, dove sbagliare è un marchio d’infamia eterno che ha come risultato portare all’immobilità anziché alla perfezione.

Luca spaggiari

DUE: l’altra cosa che mi ha stupito è che la distanza tra Italia e Silicon Valley è minima.

Ciò che ci manca è una cosa sola: quello che in America chiamano “ecosistema” ovvero una sovrastruttura che combini i vari elementi nel modo più efficiente e coordinato. Mentre la Silicon Valley è un piatto d’altra cucina, l’Italia e’ un insieme degli stessi ingredienti in ordine sparso.

Occorre che vengano combinati tra loro.

Siamo sempre stati il paese dei mille ducati, baronati, principati, tutti piccoli ed in guerra tra loro. L’italiano deve imparare a fare sistema, perché ha tutti gli elementi che servono.

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Bisogna creare questo ecosistema, perché quando succederà attireremo talenti, capitali e rientreranno tutti i professionisti italiani che già sono alla guida delle più grandi realtà estere.

Penso che l’Emilia-Romagna stia facendo un ottimo lavoro, cercando di creare questa realtà interconnessa a livello mondiale ma al tempo stesso con unicità locali.

[Luca – BikeeBike]